Non esistono ragazzi autistici. Esistono Mario, Alessio, Andrea…
L’autismo è un universo dove ognuno è unico.
Non esistono ragazzi autistici. Esistono Mario, Alessio, Andrea…
L’autismo è un universo dove ognuno è unico.
“Da quando abbiamo ricevuto la diagnosi di autismo per Gabriele, abbiamo fatto di tutto per garantirgli una vita migliore possibile, attraverso un percorso educativo e riabilitativo molto strutturato e intensivo che gli permettesse di acquisire abilità e superare molti dei suoi limiti. Grazie a questo percorso che ha coinvolto noi in primis e tutte le persone intorno a noi, Gabriele ha raggiunto tappe fondamentali per la sua vita. Ora sa esprimersi, pur se con poche parole, sa leggere, scrivere, contare, sa fare tanti sport, tutto in maniera molto semplificata ma funzionale. Purtroppo, però, non è del tutto autonomo.
Le persone con autismo, infatti, possono migliorare ma dall’autismo non si guarisce perché l’autismo non è una malattia ma una condizione personale molto particolare. Quindi ci siamo sempre chiesti: cosa fare dopo? Come garantire un futuro dignitoso a nostro figlio?”
Alberto e Simona, papà e mamma di Gabriele
“Cerchi chi ti dica che non è così grave e le cure possono funzionare, ma in realtà l’abbiamo sempre saputo, l’autismo è una condizione di vita che è per sempre. Abbiamo cercato di spiegare alle sorelle perché a 2 anni e mezzo Mario si dondolava e non parlava, evitava il contatto visivo e quello fisico. Ora le sorelle sono adulte e lo comprendono. Anche Mario è un giovane, ama molto gli sport e la vita in campagna, ma le fatiche sono sempre tante: si comincia al risveglio con l’igiene personale e la vestizione, poi la colazione e tutto il resto, tutti rituali che devono essere calibrati e ogni volta presentano ostacoli nuovi e inaspettati.”
Cristina, mamma di Mario
“Intorno ai 2 anni abbiamo iniziato a notare che aveva alcuni comportamenti anomali. La diagnosi è arrivata un anno dopo. Mi sono sentito crollare il mondo addosso, mi chiedevo: cosa posso fare? La neuropsichiatra disse: ”si fa come con gli altri figli: li si ama e si cerca di educarli”. Non è facile, certo. Da lì inizia un percorso di rieducazione anche per i genitori.
Mario, papà di Alessio
“I nostri ragazzi non sono una realtà separata, ma appartengono alla comunità. La nostra visione si fonda sulla rottura di ogni barriera che crei segregazione e discriminazione: i nostri ragazzi non possono votare, alcuni sono privi dei diritti civili, ma sono cittadini a pieno titolo, in quanto ognuno è portatore di un suo destino. Ognuno di loro è una domanda di riconoscimento della propria dignità di persona.”
Marisa, mamma di Federico. Da "Io vivo altrove" di Beppe Stroppa - Laurana editore